La favola di Tapíola

Balletto fantastico in un prologo e due atti

Saggio-spettacolo degli allievi della Scuola di Danza Pleiadi
martedì 25 giugno 2013 – Teatro Orione, Roma

 


Soggetto e adattamento musicale: Francesco Pelli

Coreografie: Laura Colucci, Francesco Pelli e Emiliano Piccoli

Musiche di autori vari

Scenari: Franco Colucci

Costumi: Neide Bigonzetti

Agenzia fotografica: Corrado Maria Falsini

 
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In una remota radura, custodita da immense montagne e fitti boschi, gli spiriti silvestri si ritrovano per celebrare la nascita della principessa Tapíola, figlia dell’alba e del crepuscolo.
Passano circa tre anni… Tapíola cresce, al riparo dal mondo esterno, sotto le amorevoli cure delle regine delle stagioni. In una calda giornata primaverile, le stagioni si riparano all’ombra di una grande quercia mentre Tapíola gioca serena. Le tre decidono di fare un dono alla piccola ed ecco che tra i rami degli alberi fanno capolino tre melodiosi uccellini che si avvicinano alla bambina porgendogli un prezioso velo di seta ornato da piccole brillanti perle di fiume. Le stagioni danzano per omaggiare l’arrivo della sera mentre l’attenzione di Tapíola viene catturata da un gruppo di variopinte farfalle… in poco tempo la piccola svanisce tra le fronde per inseguirle. Resesi conto dell’accaduto, le stagioni si disperano e la cercano invano, poi affidano agli uccellini il compito di ritrovarla, ma ormai Tapíola è molto lontana… si è smarrita nella nebbia e si assopisce a terra stanca e impaurita.
La nebbia si dirada scoprendo un’antica piazzetta alla cui fonte giungono, per rifornirsi d’acqua, alcune paesane. Una di loro nota la piccola svenuta a terra e amorevolmente la raccoglie per offrirle ristoro nel suo villaggio.
Tapíola, incapace di rivelare le sue origini attraverso il linguaggio degli uomini, si affida alle cure materne della paesana. Col passare degli anni, la piccola perde memoria del mondo che l’aveva vista nascere e prosegue spensierata la sua vita umana. Gli spiriti silvestri continuano a perlustrare boschi e villaggi consapevoli del fatto che Tapíola è ormai cresciuta e che l’unica speranza sia quella di trovare la fanciulla che custodisca ancora il prezioso tessuto.
Un bel dì i tre uccellini arrivano nei pressi del villaggio, ma la giovane non indossa il suo velo, alcune coetanee glielo hanno sgarbatamente sottratto per gioco. L’inverno è ormai alle porte… i venti del nord sollevano le foglie cadute mentre la ninfa dei ghiacci evoca la neve. Le paesane fuggono infreddolite e la piccola piazza si svuota lasciando spazio alle danze degli spiriti invernali. Tapíola, colta da un’inspiegabile attrazione, fa ritorno alla fonte e ammaliata dai giochi dei venti e dalla purezza dei primi ghiacci, non si accorge che lentamente il gelo la sovrasta. La giovane cade a terra priva di sensi e gli spiriti dei venti invocano l’Inverno. Il gelido principe, sopraffatto dalla bellezza della soave Tapíola, decide di salvarle la vita portandola con se nella radura incantata dove è proibito l’accesso ai mortali…